Attrice internazionale, produttrice, talent scout di giovani emergenti. Trent’anni di carriera, molti obiettivi raggiunti e il coraggio di mettersi sempre in gioco: questo il bilancio dei primi cinquant’anni (davvero ben portati) di Maria Grazia Cucinotta.

Bellezza mediterranea, sguardo profondo e dolce, abito aderente in pizzo nero, trucco accurato e sandali gioiello tacco 12, ma deliziosamente antidiva nell’atteggiamento: spontaneo, affabile, semplice. Così appare durante il nostro incontro in occasione di Festival Show, spettacolo itinerante di successo che ospita grandi nomi della musica, del quale, la bella siciliana, è madrina.

Il mondo la conosce come la Beatrice de “Il Postino”, film che le ha spalancato le porte di Hollywood accanto a star come Woody Allen, Sharon Stone, Anthony Hopkins. È stata anche Bond Girl in “Il mondo non basta”, poi è tornata in Italia. Per amore.

È partita da Messina con la valigia di cartone e ha conquistato Hollywood: la sua sembra una moderna versione di Cenerentola.

“Sono la dimostrazione del fatto che sia possibile farcela anche se vieni dal profondo sud e hai umili origini. Papà faceva il postino (curiosa coincidenza), mamma la casalinga, ma mi ha cresciuta senza farmi rinunciare ai miei sogni, sacrificandosi affinchè li realizzassi. Mi incoraggiò a partire per Milano con la classica valigia di cartone per lavorare nella moda. All’inizio dovevo fingermi tunisina per assumere un’aria esotica. Non è stato facile ma, come Cenerentola, ho avuto il mio lieto fine”.

Poi è arrivato il successo internazionale…

“Sono stati anni magici. Ricordo ancora quando Barbara Broccoli, la più importante produttrice del mondo, mi ha proposto di fare la scena di apertura di 007, un sogno che si avverava. In America ho imparato a contare sulle mie forze, coadiuvate dalla mia “squadra”. Negli Usa si lavora molto in team e si valorizzano i collaboratori”.

Rimpianti?

“Tornare in Italia, dopo dieci anni, è stato uno choc, ma l’ho fatto per qualcosa a cui tengo molto: la famiglia. Mio marito non voleva trasferirsi e l’ho seguito. Ho ricominciato a viaggiare anni dopo, quando mia figlia Giulia è cresciuta”.

Quali sono, oggi, i suoi obiettivi?

“Affrontare nuove sfide ogni giorno senza l’assillo di vincere a tutti i costi. Io, se perdo, non insisto, preferisco voltare pagina che sprecare il mio tempo”.

Lavora molto spesso in Cina, cosa le piace di questa realtà?

“Ho una società italo-cinese che si occupa di far conoscere il nostro paese in Asia. La Cina è un paese concreto, ricco di potenzialità, innamorato della creatività italiana in ogni sua manifestazione: arte, moda, cinema. Sono partita con la produzione di un film e ora trascorro in Oriente alcuni mesi ogni anno.

Il giudizio più lusinghiero che ha ricevuto?

“Quando mi dicono: sei meglio dal vivo! Oltre al fatto di essere autentica, non costruita”.

E la critica più pungente?

“Ritengo le critiche sempre ingiuste: non è possibile valutare, in un breve arco di tempo, una persona che non si conosce. Risulta superficiale”.

Qualè il suo rapporto con la bellezza e il tempo che passa?

“L’età è, principalmente, uno stato mentale che consente di non dover più dimostrare niente a nessuno. Non sto davanti allo specchio a cercare i miei difetti o a preoccuparmi del giudizio altrui. L’elisir dell’eterna giovinezza è dato dall’entusiasmo nel perseguire nuovi progetti, dall’affetto sincero del pubblico e, soprattutto, dal supporto di chi ti vuole veramente bene”.

Un ricordo legato al grande Massimo Troisi, protagonista con lei de “Il Postino”?

“Mi appresto ad andare a Salina, isola in cui è stato girato quel magico film, proprio per il Premio Troisi. Di Massimo non ho un ricordo particolare, a lui devo tutto, soprattutto il merito di essere entrata nel cuore delle persone. Quattro anni fa, alla Festa del cinema di Roma, è stata proiettata una versione restaurata de “Il Postino”. La reazione del pubblico, dopo vent’anni, è stata strabiliante: ridevano, applaudivano, si emozionavano. A stupirmi, in particolare, sono stati i giovani”

Leisi interessa molto alla fascia giovanile come dimostrano la sua presenza a FestivalShowe la serie web-tv Teen…

“Dobbiamo puntare molto sui giovani. Spesso tendiamo a sottovalutarli o a criticarli per il loro attaccamento ai social, senza però soffermarci a leggere i commenti che scrivono sul web. A volte si tratta di vere e proprie poesie. Per conoscere meglio il loro universo, sto lavorando a una web serie sugli adolescenti, partendo da un progetto pilota realizzato da mia figlia Giulia con i suoi amici. Vorrei creare qualcosa d’italiano in alternativa alle serie americane, aiutare i giovani a crescere. Riguardo a Festival Show, sono davvero felice di partecipare a questo grande evento che, insieme ai big della musica italiana, garantisce anche ad artisti esordienti l’occasione di salire sul palco e trasmettere tutta la loro energia”.