Pochi oggetti dimenticati su un tavolo e apparentemente insignificanti possono racchiudere in sé un intero universo: la natura morta, genere “fotografico” e contemplativo per eccellenza, è la protagonista della mostra Natura in posa, al complesso trevigiano di Santa Caterina fino al 31 maggio 2020.

ANONYMOUS, STILL LIFE WITH FRUIT, C.CA 1740/1750, OIL ON CANVAS, CM. 74,5 X 98, COURTESY KHMMUSEUMSVERBAND

Cinquanta capolavori dalla collezione del Kunsthistorisches Museum di Vienna indagano l’evoluzione del genere, dalla sua fioritura a metà ‘500 fino alla contaminazione contemporanea.

Nel dialogo serrato con le opere italiane, i dipinti dei maestri d’Oltralpe fissano sulla tela composizioni silenziose che aboliscono la fuga del tempo e respirano di vita sospesa, allegorie della vita e della sua vanità; alle fastose tavole apparecchiate non siede nessuno, immobili istantanee in attesa di un intervento o una conclusione che non arriverà.

KAREL DE VOGELAER (ATTRIBUTED TO), STILL LIFE WITH FRUIT, LATE 17TH CENTURY, OIL ON CANVAS, CM. 112 X 84.2, COURTESY KHMMUSEUMSVERBAND

La raffinatezza miniaturistica di Brueghel si contrappone all’immediatezza dei fotografi contemporanei: l’eterna primavera dei fiori di Mappletorpe contrasta con la bellezza del loro ultimo istante prima di appassire colta da Araki e con l’Herbarium in decomposizione di Migliori.

Il XXI secolo infesta le nature morte con le sue velenose contraddizioni conducendo il genere al suo limite estremo: dal ticchettio incessante della vanitas impietosa, si arriva alla denuncia della labilità dei valori umani, estinti dal consumismo.

Abbandonata la dechirichiana poetica della “vita silente”, spunta un sorriso amaro di fronte ai dettagli disturbanti delle chiassose still life pop di La Chapelle: nel suo universo Adamo ed Eva sono Barbie e Ken e il simbolismo secentesco approda alla celebrazione dell’impero della plastica e al rogo delle sue vanità.

Così, insieme a questo genere pittorico, che attraversa i secoli e non è mai anacronistico, si rinnova anche il monito: non più sull’imminenza dell’aldilà ma sulla soffocante decadenza dell’aldiquà.

La mostra Natura in posa ha inaugurato il cammino culturale della città di Treviso, candidata al titolo di Capitale della Cultura 2022.

Ne parliamo con Lavinia Colonna Preti, assessore alla Cultura e al Turismo di Treviso: attraverso i cinque princìpi ispiratori del mandato di promozione culturale della città, il suo sguardo si allarga al ciclo di grandi mostre che coinvolgerà il Comune e il suo territorio nei prossimi quattro anni.

Assessore alla cultura e al turismo Lavinia Colonna Preti

Territorialità diventa sinonimo di dialogo: un colloquio intessuto tra le mostre e il loro territorio in primis, ma anche tra le collezioni permanenti e i grandi prestiti internazionali, permetterà di
rafforzare l’immagine di Treviso come meta di un turismo culturale di qualità.

Il progetto quadriennale di grandi mostre che coinvolgerà il capoluogo trevigiano si apre all’internazionalità attraverso la collaborazione con star curators, garanti di un livello espositivo al passo con le grandi capitali mondiali.

Nel caso di Natura in posa, la curatela è stata affidata a Francesca Del Torre, Gerlinde Gruber e Sabine Pénot – responsabili del Kunsthistorisches Museum di Vienna, rispettivamente per la pittura italiana, fiamminga e olandese – e a Denis Curti, direttore artistico della Casa dei Tre Oci di Venezia, per la sezione fotografica.

L’originalità dei contenuti è favorita da uno storytelling irripetibile, destinato a coinvolgere il grande pubblico: non mostre “a pacchetto”, ma concepite in esclusiva per Treviso e il suo territorio, al quale sono intrinsecamente legate.

Un utilizzo consapevole di strumenti quali la fotografia, i video e i social networks permetterà di consolidare questo progetto di forte sinergia tra cultura e marketing, in grado di attirare l’attenzione internazionale per l’alto grado di scientificità storica e conservativa.

PIETER CLAESZ, VANITAS, 1656, OIL ON PANEL, CM. 39.5 X 60.5, COURTESY KHMMUSEUMSVERBAND

La ricerca di contaminazioni con la contemporaneità è la chiave per avvicinare le giovani generazioni, attraverso allestimenti innovativi e l’inserimento nei percorsi artistici tradizionali di opere contemporanee.

L’excursus storico dal Rinascimento ad oggi esplorato da Natura in posa stigmatizza la
forza narrativa degli oggetti nel genere dello still life attraverso l’accostamento di icone inedite: così il Mazzo di fiori in vaso blu di Brueghel il Vecchio si annoda alla fotografia contemporanea
grazie al filo conduttore della Vanitas, tema seducente e attuale, oggi inaridito nell’edonismo fine a se stesso.

Con un forte messaggio di responsabilizzazione lanciato ai visitatori: valorizzare il contingente con azioni responsabili della cultura di un domani più prossimo di quanto si possa immaginare.