Gli elementi per cadere nel clichè ci sarebbero tutti: figlia d’arte (nasce da Don Johnson e Melanie Griffith), deve il suo successo mediatico alla trilogia sentimental-erotica “Cinquanta Sfumature” ed è spesso regina dei red carpet, com’ è avvenuto a Venezia 78 grazie ad una scintillante creazione su misura firmata Gucci.
Eppure Dakota Johnson mostra un lato fragile (lotta contro depressione e disagi psicologici dall’età di 14 anni), complesso, quasi infantile che la sottrae agli stereotipi e ne rivela la singolare umanità. La stessa che l’ha portata ad accettare un ruolo da co-protagonista in “The Lost Daughter”, opera prima di Maggie Gyllenhaal, che rivela imperfezioni e verità nascoste legate all’essere madre.
Un film scomodo e rassicurante al tempo stesso, crepuscolare e intenso, che costringe a fare i conti con se stessi. Senza scappatoie. Ma Nina non è l’unico personaggio femminile forte da cui Dakota è stata affascinata: presto la compagna di Chris Martin (frontman dei Coldplay) sarà la protagonista dell’ ultima versione cinematografica di “Persuasione”, romanzo postumo di Jane Austen.
Cosa racconta, o meglio svela, questo film, tratto dall’omonimo romanzo di Elena Ferrante?
“Porta alla luce verità segrete dell’esperienza femminile di cui mi piacerebbe si parlasse di più. Man mano che passano gli anni, riconosco me stessa in tante altre persone del mio stesso sesso. Si è diffusa l’idea errata che una donna possa essere una sola cosa, ma non è mai stato così. Il mio personaggio non consente di sentirsi a proprio agio nell’interpretarlo: è scomodo, contraddittorio, fuori dagli schemi”
Perchè ha accettato la parte?
“Ammiro molto il lavoro di Maggie (Gyllenhaal). Dopo esserci incontrate a New York per il film, ero felicissima: è una persona speciale e ho avvertito subito una grande affinità tra di noi. Lei riesce sempre a sorprendermi e mi incoraggia ad essere migliore come attrice e come persona”
Questo ruolo la preoccupava?
“Ero letteralmente terrorizzata dall’interpretazione, ma mi sono sentita al sicuro sul set dal primo istante. Se questo film è così intenso e pieno di energia è per l’aria di complicità tra attori e regista che si respirava durante le riprese, cosa per niente scontata nel mondo del cinema”.
La principale qualità che riconosce alla Gyllenhaal?
“La capacità di vedere e raccontare una verità che nessuno osa svelare. Conoscendo Maggie si ha il desiderio di approfondire il suo punto di vista”
Com è uscita dalla depressione?
“Ho iniziato a combattere contro questo mostro quando avevo 14-15 anni. Si sono aggiunti degli attacchi d’ansia , acuiti durante le riprese della trilogia e di “Suspiria”, mettendo a dura prova il mio benessere psico-fisico. Con il tempo e grazie alla terapia, ho imparato a conviverci e a non riversare i miei problemi su chi mi sta vicino”
A proposito del remake del thriller di Dario Argento… qualche aneddoto?
“Giravamo in un luogo di montagna, all’interno di un hotel abbandonato gelido e pervaso dall’elettricità per la presenza di molteplici ripetitori telefonici. Se per errore ci sfioravamo, erano scintille! Lo ricordo come un vero incubo”