Nella sua vita, il pittore Paul Klee (1879-1940) ha avuto una moglie, Lily; un figlio, Felix ma soprattutto gatti, tra cui Fripouille detto Fritzi e Bimbo, da lui molto amati.

Sin dall’infanzia, trascorsa a Monaco in Germania e poi a Berna, in Svizzera, dove la famiglia si era trasferita, ne ha disegnati tantissimi di ogni colore, neri, rossi, bianchi, tigrati. Li fotografava in pose diverse, li dipingeva, scriveva poesie per loro.

Negli ultimi tempi quando era molto ammalato, dalla clinica in cui era ricoverato inviava lettere in forma di diario, raccontava il decorso della malattia, la diagnosi dei medici, le sue speranze, le sue disperazioni. Il destinatario di quelle missive era sempre il gatto.

Come marito e padre, Paul Klee era un tipo strano, gli piaceva stare in casa, fare le faccende domestiche, lavava, stirava, cucinava, rigovernava i piatti. La moglie Lily era sempre in giro per le lezioni di pianoforte. Era più grande di lui di tre anni, avevano invertito i ruoli e lei lo manteneva.

Klee era lietissimo della situazione. Terminati i lavori casalinghi, poteva lavorare nel suo studio in compagnia del gatto. Dopo parecchi felini, finalmente arrivò Fripouille, trovato cucciolo da Klee in un bosco, cresciuto in breve tempo, che raggiunse i dieci chili. Era maestoso, il suo nome in tedesco significa bandito o mascalzone in senso scherzoso. Allo scoppio della Prima guerra mondiale, Klee dovette partecipare.

Avere un gatto significava sdrammatizzare l’evento. Nonostante ci fosse Fripouille, Klee scrisse nel suo diario: “ Ho schifo di questi indumenti, in parte militari in parte borghesi, stracci, cenci, cinghie…”. Per fortuna lo mandarono non a combattere, ma in una scuola di aviazione. La guerra finì con la sconfitta della Germania, Klee venne congedato.

Ecco finalmente il periodo glorioso dell’arte, in cui Tripouille venne disegnato e dipinto di continuo. I familiari di Klee volevano che facesse l’insegnante di musica, dato che aveva studiato il violino, ma Klee prese un’altra strada. Andò a Dassau, alla famosa scuola del Blaue Reiter (il Cavaliere Azzurro) dove fu uno dei professori, con Kandinsky, Franz Marc e altri celebri pittori. Purtroppo quell’esperimento ebbe breve durata, ma dopo ci fu la Scuola di Weimar, anch’essa nel mirino dei nazisti.

Klee con moglie , figlio e gatto, non facevano che spostarsi di qua e di là a seconda degli avvenimenti, a Weimar il Bauhaus fondato da Gropius sembrava un punto definitivo di approdo, e invece non fu così. Intanto Fropouille morì per anzianità, fu sepolto nel giardino di casa, Klee soffrì moltissimo ma dopo un po’ ecco un regalo molto gradito: un angora bianco chiamato Bimbo.

Fu l’ultimo gatto di Klee, quello al quale era permesso tutto, anche sdraiarsi sui quadri e sui fogli su cui l’artista lavorava. Quando il Bauhaus fu chiuso, Klee venne trasferito all’Accademia di Dusseldorf, ma quasi subito fu licenziato, i nazisti lo considerarono ebreo, la sua arte degenerata.

Klee venne quindi radiato dalla sua patria, così ritornerà a Berna dove chiederà la cittadinanza svizzera. Con Bimbo, Lily e Felix ( il gatto al primo posto), Klee è impazzito d’amore per quel suo compagno indimenticabile, un angora meraviglioso. Infatti impara “il gattese” per comunicare meglio con la bestiola, scrive nuove poesie per lui, lo fotografa, lo dipinge. Tra un ricovero e l’altro, ritorna a casa e Bimbo è la sua ombra.

Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, il figlio Felix è richiamato e non vedrà più il padre vivo. Klee muore il 29 giugno 1940 alle sette del mattino, Bimbo vivrà ancora a lungo.