Quando si analizza la produzione di un artista si tende a suddividerla in diverse fasi. Ciò è vero, ad ogni modo, solo quando tali diversi momenti sono realmente esistiti e non sono stati delle semplici rivisitazioni o sviluppi.
Un cambio nell’orientamento artistico indica l’abbandono delle fondamenta. In questo caso, Anime Silenti, sono un inevitabile punto di arrivo. I segni erano già visibili nei primi lavori dell’artista, sia per quanto riguarda il loro contenuto che i loro aspetti morali. Nella prima fase di Oriano Galloni (che potremmo chiamare “classica”) il suo punto di riferimento sia per la scultura che per la pittura è stato il Rinascimento.
Per il suo nuovo lavoro, sente il bisogno di spingersi persino oltre, cercando una fonte più primitiva e un archetipo da cui trarre essenza e trasformarla in spirito. Personalmente penso che i kouroi ionici ci possano aiutare a comprendere una di queste matrici. Avendo già superato le grandi innovazioni del periodo dorico arcaico, gli artisti ionici hanno instillato la scultura greca di un nuovo e sorprendente elemento: la spiritualità.
Ciò risulterà più tardi affievolito dall’esplosione formale dell’epoca Classica, con i suoi precisi canoni sulla proporzione e da Prassitele, il padre fondatore della grande scultura occidentale (con una tendenza alla perfezione tecnica). Il nostro scultore eleva il suo lavoro alla fase ionica. Egli comprende che le proporzioni formali e il virtuosismo non sono sufficienti a rilasciare l’energia intrappolata nella massa, che si consuma e cresce ancora in un circolo vizioso.
L’artista deve muoversi in direzione di quanto scoperto, poiché egli non ha più necessità di dimostrare un’esasperata abilità tecnica. Egli vuole rapportarsi direttamente con il mondo
delle sensazioni per trasformare il suo lavoro in uno strumento attivo, un’antenna metafisica che catturi deboli segnali e restituisca suoni potenti.
L’artista racconta di aver udito, in quel profondo silenzio, la sublime vitalità che emana dagli alberi. Egli li vede come i recettori della negatività umana, a volte come dei filtri, pronti a restituire elementi positivi. In tutto ciò, egli riproduce il processo fisiologico delle piante, che inalano anidride carbonica e restituiscono ossigeno. Le sculture che abbiamo davanti sono
degli alberi spirituali, presenze forti ma rassicuranti, come un faro per marinai alla deriva.
L’uso del legno per la parte principale di queste opere non è una scelta casuale. Ciò permette a queste flessuose sculture di generare sensazioni fisiche, di assorbirle e di respirarle per purificarle. Gli elementi in marmo, visi, braccia, piedi, mantengono uno stretto legame con l’iniziale abilità scultorea.
Essi simboleggiano, con il loro candore, l’intrinseca purezza di questi servi dello spirito. Alcuni di loro hanno ali: sono angeli o messaggeri che invitano il mondo a innalzarsi sopra le bassezze. Le sculture sono splendide in gruppo: con la loro vigile presenza irradiano le difficili sfide della vita quotidiana. Il legno offre una variazione di colore grazie a un intaglio spettacolare ma non artificioso.
La luce non affonda nelle linee, ma scivola dolcemente sopra di esse, raccogliendo energia dalle superfici perfettamente modellate. Le uniche ombre provengono dalle loro masse compatte, come in una meridiana vivente. L’apparente immobilità è lo strumento per slegare profondi impulsi dinamici, così come le culture della pura meditazione ci insegnano. Con solo un pizzico di attenzione ci rendiamo conto che esse potrebbero darci qualcosa di positivo, se solo avessimo la forza di ascoltare. Forse, esse hanno semplicemente una sola parola da offrire; spesso è una singola parola a tenere in mano la chiave dell’esistenza.