Dopo essersi laureato alla Slade School of Fine Art all’inizio degli anni ‘80, David Begbie ha continuato ad affermarsi come esponente di punta della scultura in rete metallica.
Frutto della scelta di concentrare il lavoro principalmente sulla forma del corpo umano, le figure di Begbie, realizzate meticolosamente, colgono il dettaglio fisico a un livello tale che l’artista è stato paragonato a scultori quali Michelangelo e Rodin.
Avendo perfezionato la propria tecnica negli ultimi trent’anni, Begbie è in grado di manipolare la rete metallica, sia di bronzo che d’acciaio, a suo piacimento; ottiene così un livello di precisione quasi iperreale, lavorando il metallo fino a che, alla fine, non sembra avere la stessa perfetta forma e qualità tattile della pelle del corpo umano.
Begbie riesce a ricreare fluidamente i complessi profili del nudo, e al contempo a giocare con le dimensioni. Spesso passa da dimensioni reali a dimensioni più grandi del reale, e talvolta sceglie di lavorare in scala molto più ridotta ma mai a discapito della complessa trama di dettagli per la quale è diventato così famoso; il suo approccio brioso e vario alla forma umana dimostra come egli sia diventato veramente padrone della sua arte.
L’opera di David Begbie esiste nell’interazione tra scultura e luce: se la rete metallica è diventata il mezzo fisico attraverso cui l’artista crea le sue forme sublimi, la luce contribuisce a dar loro maggiore energia, movimento e profondità.
Poiché la maggior parte delle sue sculture sono sospese a circa trenta centimetri dalla parete, l’utilizzo di punti luce crea degli affascinanti giochi di ombre dietro di esse, grazie ai quali vengono messi in risalto gli intricati dettagli della rete metallica manipolata dall’artista e, insieme, il senso di volume e profondità che le opere suscitano in modo così potente.
Negli ultimi anni David Begbie ha ampliato la propria pratica artistica spingendosi al di là dell’anatomia umana e creando una gamma più varia di sculture, dall’astratto al figurativo.
Lavorando su scala monumentale, l’artista ha scomposto un sambuco arabo (la tradizionale barca a vela utilizzata per la navigazione nel Mar Rosso) nelle singole parti prua, albero, vela, e così via – prima di ridisporre accuratamente ciascuna sezione in una complessa scultura sospesa.
Con quest’opera Begbie ha cercato di creare qualcosa di più della semplice riproduzione scultorea di una barca a vela, qualcosa che, invece, potesse cogliere l’anima dell’imbarcazione, come l’imbarcazione stessa. Secondo l’artista, l’opera, realizzata intera- mente in rete d’acciaio verniciata di bianco, “invece che nell’acqua galleggia nell’aria.
Simile a un fantasma, questa scultura sembra misteriosamente sospesa tra gli elementi dove l’orizzonte è sfocato o perduto, e il suo carattere particolare suggerisce che essa esiste non solo dove il mare e il cielo si fondono a livello ottico, ma in un luogo in cui si fondono a livello fisico, dove non sono né l’una né l’altra cosa”.
Queste parole evidenziano la profondità del pensiero alla base dell’opera di Begbie, il quale tenta di produrre un’arte che non esista solo come interpretazione di un oggetto reale, ma che faccia riferimento al mondo anche a livello filosofico e sul piano degli elementi.
La pratica artistica di David Begbie si amplia e si evolve con un ritmo sempre crescente, e attendiamo affascinati di vedere verso quale nuova direzione l’artista porterà la sua tecnica di scultura in rete metallica.