Che siano  kolossal storici come “Il Gladiatore”, “Le crociate – Kingdom of Heaven”, “Robin Hood”,  di fantascienza ( “Blade Runner”, “Alien”, “Sopravvissuto – The Martian”) o road movie  alla “Thelma & Louise”, i film di Ridley Scott sono liberi, creativi, coraggiosi. E senza tempo.  Richiedono uno spettatore che ne sia all’altezza, pronto a regalarsi un viaggio all’interno della seduzione visiva e a porsi le giuste domande.

Non tradisce le aspettative”The Last Duel”, ultimo lavoro del cineasta inglese insignito recentemente del Cartier Glory to the Filmmaker Award, che racconta l’ultimo”duello di Dio”disputato tra il marito della temeraria Marguerite e l’uomo che l’ha aggredita brutalmente.

Il cast è all star (Ben Affleck, Matt Damon,  Jodie Comer, Adam Driver), i temi forti e di straordinaria attualità: maschilismo, sopraffazione, coraggio di opporsi al sistema, ricerca della verità. Che emerge, tuttavia, solo nel finale per la scelta del regista di presentare la vicenda sotto tre diversi punti di vista come nel “Rashomon” di Kurosawa.  Scott, senza mai salire in cattedra, utilizza un fatto storico per raccontare con forza il presente. E come sempre convince.

Cosa l’ha catturata in questo soggetto?

“Quando ricevi una chiamata da Matt Damon( era il Natale del 2018) che ti propone di leggere un libro con una storia interessante, non puoi che rispondere sì. Ne abbiamo parlato per sei settimane, poi ho accettato senza riserve”

Quanto c’e di storico e quanto di immaginario o metaforico nel duello del film?

“Abbiamo dovuto cambiare diverse cose. Nella realtà questo scontro è durato tantissimo perchè si doveva per forza arrivare ad una soluzione della controversia e c’era una vita in gioco. I contendenti erano nascosti dagli elmi ed esausti. Durante le riprese, solo per determinare come muoverci, abbiamo impiegato sei giorni”

Com’è nata l’idea di mettere Marguerite sulla torre?

“Dal fatto che lei fosse il simbolo della risoluzione della contesa tra Jean de Carrouges e Jacques Le Gris. Se quest’ultimo, l’aggressore, avesse vinto, la donna sarebbe stata subito arsa viva senza aver commesso crimini. Per questo viene messa su di una pira in attesa del risultato del duello”

La sfida più grande in “The Last Duel”?

“Il periodo medievale lo conosco abbastanza bene (dopo il film “Le crociate – Kingdom of Heaven”) e questo mi ha facilitato nella ricostruzione storica, ma arrivare al significato del film è un’altra cosa. L’aspetto più complesso, ma anche fondamentale, è stato offrire tre punti di vista differenti della stessa vicenda”

E la scena più difficile da vedere e comprendere?

“Quella dell’ aggressione alla protagonista femminile raccontata, come ho detto, sia dal punto di vista della vittima che del carnefice. Non è facile determinare in modo assoluto quale sia stato l’abuso commesso su Marguerite, ma si tratta, in entrambi i casi, di una forma di violenza”

Nella sua filmografia compaiono  soprattutto pellicole storiche e di fantascienza…Ritiene abbiano degli aspetti comuni?

” Di solito prediligo il materiale inedito. Fresco. Diverso. Non ho, ad esempio, mai realizzato un western e mi piacerebbe farlo ora”.

Cosa pensa del musical?

“Partendo dal presupposto che nessuno eguaglierà mai Fred Astaire e Gene Kelly, quelli che reputo migliori sono “Cabaret” e il più attuale “Chicago”.

Cosa la attrae dei kolossal epici? Viaggiare nel tempo è più gratificante?

“La casa in cui vivo è del 1360. Penso che avrei dovuto nascere allora: mi piace il profumo di quegli anni. Qualsiasi periodo, tuttavia, può avere il suo fascino perchè la storia è fatta di cicli che si ripetono. Si inseguono per poi ritornare”.