Nata a Venezia-Mestre nel 1924, nipote dello scultore Alberto Viani, Sara Campesan si diploma in decorazione all’Accademia di Belle Arti di Venezia, iniziando il suo percorso artistico nel 1950 nel segno della sperimentazione e della ricerca pittorica con opere, soprattutto ritratti e paesaggi, dal tratto energico e libero, che lasciano trasparire la precoce tendenza ad un allontanamento dalla figurazione.

Personalità dinamica e creativa, nel 1959 è tra le fondatrici – insieme a Bruna Gasparini, Luigina De grandis, Gina Roma e Liliana Cossovel – dello spazio espositivo tutto al femminile galleria 3950 a Venezia; nel 1965 prende parte alla formazione del gruppo Dialettica delle Tendenze, supportato dai critici Domenico Cara e Toni Toniato, in cui giovani artisti “dialogavano, comunicavano tra loro arricchendosi delle peculiari caratteristiche e visioni artistiche”– come afferma Campesan organizzando mostre itineranti in diverse città italiane.
Dal 1965 il segno pittorico di Campesan già vivace e mobile negli anni Cinquanta
si libera ancor di più dando vita ad astratte e metamorfiche composizioni dalle quali emergono – grazie all’utilizzo della tempera mescolata a gesso e sabbia – le suggestioni del paesaggio lagunare tanto caro e familiare all’artista, contraddistinto dai litorali sabbiosi e dai muri screpolati e corrosi dall’umidità. Ne nascono opere dal carattere preminentemente informale, dai titoli evocativi di Spaccature, Rilievi e Aperture sull’intonaco.
E’ a partire da questi lavori che cominciano a delinearsi le forme circolari, spiraleggianti, che diverranno la cifra stilistica dell’artista, raggiungendo l’apice espressivo negli anni Settanta; tra il ’65 e il ’69 nella poetica di Campesan subentra inoltre il materiale industriale del metacrilato: plastico, trasparente, cattura e riflette la luce, evocando ancora una volta il liquido paesaggio lagunare: ne nascono le Immagini Circolari, che attraverso le forme mobili di cerchio e quadrato infrangono la bidimensionalità della precedente produzione.

Un ulteriore passo verso la ricerca ottico-cinetica è costituito dalle Composizioni modulari, ovvero la serie di collage serigrafici realizzati tra il 1970 e il 1975, in cui una pensata disposizione di moduli circolari determina movimenti ondulatori o rotatori, emergendo con forza da sfondi monocromatici dalle tonalità accese. gli anni Settanta sono caratterizzati inoltre nuovamente dall’utilizzo del metacrilato, sempre più presente ed esplorato nelle sue molteplici potenzialità espressive, dando vita alle Spirali, opere che si adattano all’ambiente circostante uscendo dalla bidimensionalità della parete e prendendo possesso dello spazio.
La forma spiraleggiante e circolare è protagonista anche delle opere successive – nate tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Novanta – che nelle Frantumazioni, Scomposizioni o Rotazioni viene sezionata, divisa e spezzata in frange mobili, lamelle rettangolari o cerchi concentrici realizzati in materiale plastico riflettente e trasparente oppure dipinto: esse chiedono all’occhio dello spettatore di essere “lette”, comprese e ricomposte nella loro forma originaria, instaurando con esse un rapporto vivace e dinamico.
Gli anni Settanta vedono inoltre la nascita degli oggetti Cinetici, Sculture girevoli e Semisfere, composte queste ultime da una calotta trasparente di perspex dentro alla quale ruotano, dando vita a molteplici combinazioni, elementi lamellari di plastica colorata o trasparente, infilati su un asse metallico fissato diametralmente.
Tali oggetti, riproposti nei decenni successivi, sono il seguito del primo esemplare, il Multiplo Sincron 250, nato in occasione della mostra di multipli organizzata nel 1970 a Brescia da Bruno Munari, personalità con cui Sara Campesan era in rapporti di amicizia e collaborazione da quasi un decennio. Le componenti mobili, pensate per indurre il fruitore a porsi in relazione attiva con l’opera, permettono infinite soluzioni compositive, mai uguali tra loro e perciò uniche.

Nel 1978 Sara Campesan prende parte al gruppo autogestito Verifica 8+1, a fianco ad artisti come Aldo Boschin, Franco Costalonga, Nadia Costantini e Nino ovan; il gruppo, che aveva la propria sede fisica a Mestre, per trent’anni consecutivi vi organizzò numerose mostre e divenne centro di documentazione e informazione, costituendo un punto di incontro di artisti internazionali impegnati nella ricerca di nuovi linguaggi, nello scambio di esperienze e nella sperimentazione.
L’ideologia fluida e aperta di Verifica 8+1, di ascendenza munariana, vedeva l’arte come elemento cardine di un intenso confronto fra la ragione artistica e la società, la scienza e la comunicazione massmediale, la produzione industriale, il design e la didattica. Chiamata nel 1981 a far parte della Commissione Culturale dell’opera Bevilacqua La Masa di Venezia, Sara Campesan ha ricevuto dalla Presidenza della Repubblica la medaglia d’argento dedicata ai “Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte”.
Nella sua attività artistica dai primi anni Settanta si sono inseriti i libri oggetto, in parte pezzi unici e in parte editi, che costituiscono un racconto grafico ottico-dinamico, dove le parole assumono la doppia funzione di segno e significato. Tra tutti si ricordano Virginia Woolf e Venezia Salva. Omaggio a Simone Weil, presentato nel 2009 alla 53.Biennale Internazionale d’Arte di Venezia.