
Raffaele Rossi nasce ad Alba nel Affascinato dalla Pittura antica Veneziana segue corsi di calcografia alla Scuola Internazionale di Grafica e la Scuola Libera del Nudo. A Venezia frequenta la “bottega” di Valeria Rambelli e Ottone Marabini dove si dedica alla ricerca e al riuso di antichi materiali. Oggi, vive e lavora a S. Ambrogio di Trebaseleghe e le sue opere sono esposte in tutto il mondo.
Come nasce e come si sviluppa la sua ricerca artistica?
Nasce con l’intento di riusare l’antica tecnica dell’affresco e per il fascino della pastosità della materia che permette grafie e spessori tali da sconfinare nel bassorilievo e quindi nella scultura.
Quali sono le caratteristiche fondanti della sua arte?
Considero il mio “ Gioco”, con i colori e la materia, un abbandonarsi alle forze cosmiche che cerco di “ascoltare” e dar loro un ordine. Sono le forze stesse evocate che m’indicano la posizione, l’intensità, la frequenza dei colori fino a lasciar apparire un Ordine melodico. A volte
s’inizia seguendo un’emozione e si finisce poi a veder apparire altro dall’impulso iniziale, Credo che il compito sia di ascoltare e porre ordine a queste masse, segni, gesti, velature e colori in divenire.
Quali sono gli artisti di riferimento e il rapporto con l’arte contemporanea?
Fin da ragazzo ho amato Rembrandt per il mistero della sua materia ed anche la Pittura Veneziana , specialmente di Tintoretto. Nel contemporaneo innegabile il fascino per Tapies.
Nei suoi dipinti pone l’accento sulla materia e sulla lavorazione del colore per realizzare un inconsueto approccio all’informale: qual è l’idea alla base della sua estetica?
Amo la materia, le velature, alterno momenti di gestualità ad altri più ponderati e riflessivi. Le figure che spesso appaiono nella mia pittura sono evanescenti quasi a essere e non essere e inducono e invitano a identificarle e scoprirle. Mi piace incuriosire e lasciar continuare la lettura del dipinto allo spettatore quasi a indurlo a riflettere e ascoltare la propria interiorità.
Pittura, scultura, lavorazione del vetro, lavori su carta e su piombo: come opera nel passaggio tra arti e materiali così diversi?
Subisco il fascino della materia e quindi inevitabilmente amo sconfinare, a volte dissacrare le varie tecniche che mi suggeriscono immagini e sperimentazioni nuove e diverse.
L’onirico e il miraggio nella sua pittura sembrano voler esaltare il valore evocativo ed emotivo del colore; dall’altro lato le forme sfuggenti e indefinite spingono lo sguardo verso le figure appena accennate e verso una loro possibile interpretazione, come risolve questa apparente antinomia?
E’ mio grande desiderio, quasi Missione, suggerire allo spettatore un’indagine introspettiva come quando incuriosito apre le porticine delle mie nicchie o indaga all’interno di un dittico quasi a cercare qualcosa che non trova, forse proprio se stesso. Amo suggerire la mia convinzione-certezza dell’esistenza di un’altra realtà di vita a noi parallela, probabilmente quella vera.
L’utilizzo polvere di marmo, sabbie e collanti naturali hanno un forte impatto sulla sua produzione artistica: come avviene questa scelta?
Scelgo queste materie perché sono vive, le amo e mi affascinano come dovessi scegliere un abito di seta e non uno di tessuto sintetico.
