Rettangolo giallo, in rettangolo nero, in rettangolo verde: una sola opera attraverso cui si intrecciano due destini, quello di Malevič, pittore suprematista che aveva sconvolto il mondo dell’arte dipingendo il niente, indagando l’intorno di una forma qualunque, dimostrando l’esistenza della pura sensibilità, e Franco Miele, cui appartenne il dipinto, artista e storico dell’arte italiano, grande estimatore di Kazimir Malevič e appassionato delle avanguardie e dell’arte russa a lui contemporanea.
L’artista e il collezionista in un dialogo che,attraversando il Suprematismo e le sue implicazioni con la cultura del primo Novecento, si concentra su un unico dipinto sottoposto a un’attenta disamina, rigorosamente scientifica, riguardante tutti gli aspetti precipui dell’opera: dall’analisi stilistica alla storia della provenienza, dal contesto culturale in cui fu creata agli esami scientifici e diagnostici.
Indagini volte a verificare lo stato di conservazione, l’uso dei materiali e infine certificarne l’autenticità. Un testo per cultori della grande pittura, oltre che per gli addetti ai lavori.
Quadrato nero
La prima delle molte versioni di Quadrato nero venne dipinta da Malevic nel 1915 e venne presentata per la prima volta nello stesso anno alla Last Futurist Exhibition 0.10. Lo stesso artista definì la tela come un’opera del Suprematismo, un movimento artistico da lui stesso fondato che aveva l’obiettivo di raggiungere il grado zero dell’arte, ossia la rappresentazione del nulla.
Composizione suprematista
Il movimento denominato Suprematismo iniziò nel 1915 e si concluse nel 1919, quando Malevic tornò all’arte figurativa concludendo, anche per ragioni politiche, la sperimentazione astratta. Di questo periodo sono tipiche le raffigurazioni geometriche composte da più forme sovrapposte di diverso colore.