Parlare di Julien Bacelon significa raccontare il mondo complesso di una vita interamente dedicata all’arte. Di conseguenza osservare la sua opera è quasi trovare un modo di essere e di esistere nel mondo. In Julien l’arte è vita, è necessità, urgenza irrevocabile. Come lui stesso afferma è aspirazione più intima dell’uomo, come unica via per superare la morte ed eternarsi.

Da oltre quattordici anni l’artista produce incessantemente, secondo un procedimento che lo vede impegnarsi giorno dopo giorno. Secondo Julien essere artista non significa seguire l’ispirazione di un momento o attendere che essa arrivi; essere artista è piuttosto una scelta di vita che comporta un lavoro quotidiano basato sulla massima concentrazione.

Julienne II 2012 cm. 99,5 x 99,5 oil on canvas

L’opera nasce dunque dal fare: un fare che è curiosità tecnica e desiderio di sperimentare, ma anche coraggio di deviare dall’idea originaria dell’opera. Sebbene ogni tela di Julien Bacelon infatti appaia come un violento istinto strappato dalle viscere del suo autore, è invece pensata e meditata, immaginata dall’artista prima di sostanziarsi. Si può addirittura affermare che l’atteggiamento di Bacelon dinnanzi la tela bianca sia quasi platonico.

In Julien Bacelon l’arte è vita, è necessità, urgenza irrevocabile. Come lui stesso afferma è aspirazione più intima dell’uomo, come unica via per superare la morte ed eternarsi.

Secondo quanto afferma egli stesso, l’idea dell’opera, esistente in una dimensione altra, come in un’epifania si manifesta nella sua mente, ed egli in ultimo, tramite il suo operare rende l’idea concrezione reale di colore e materia. Ciò che emerge dall’ossessione produttiva di Julien è un lavoro sterminato in cui ogni opera è derivazione della precedente. Volendo realizzare un’esposizione in ordine cronologico, ogni tela si evidenzierebbe come una variazione dell’altra, riprendendone la tecnica, i colori, o un particolare, ingrandito o estremizzato.

Come spesso afferma lo stesso Julien “l’opera non finisce mai”: questo significa che la sua pittura è cambiamento ed evoluzione, da un’opera così nasce la successiva e da questa la seguente ancora e perfino l’opera più imperfetta, secondo questo modo di agire, è la più giusta, perché la più stimolante.

julien Bacelon, Untitled 2013 cm. 100 x 120 oil on canvas

Il gesto pittorico, che segue questo approccio all’opera, dà vita ad una volontà inconscia, che muove affinché nulla vada perduto o dimenticato. Non le idee, non gli istinti. La creazione diviene un flusso continuo che ha un inizio consapevole, ma non conosce l’ultimo atto. Vige il principio, dunque, della trasformazione, a partire dagli strumenti che Juliel usa per dipingere.

Non il pennello, ma object trouvè che talvolta nulla hanno a che fare con la semantica artistica, come spugne, o custodie di cd; altre volte, invece, la trasformano: è il caso in cui vengono utilizzate dall’artista due tele sovrapposte, che diventano così strumento e medium di accoglienza dell’opera, o quando egli che dipinge esclusivamente senza il ricorso del cavalletto, ma poggiando la tela a terra – entra in essa e usa il suo stesso corpo per imprimere il segno, per immergersi nel colore e respirare, vivere con esso.

Il fare pittorico risulta quindi intenso, carico di un’energia forte e primordiale, e il colore invade la tela, esplodendo su di essa e trascinando lo spettatore in un mondo fluttuante e
caleidoscopico, materico e luminoso.