Scorrendo le opere dell’artista Andrea Marchesini si nota come nel suo linguaggio nasca un legame e un’apertura alla vita. Parafrasando un concetto del critico d’arte Maurizio Calvesi, l’iter pittorico di Marchesini elabora in chiave contemporanea canoni della Pop Art unendo alla simbologia dei mass-media, o meglio della vita umana, filtri visivi realizzati concettualmente dall’uomo.
Se per Andy Warhol “la pop art è un modo di amare le cose”, per Andrea Marchesini diventa un lirico fine espressivo, che si arricchisce all’interno della sua formazione artistica in nobili rimandi e originali evoluzioni.
A dimostrazione di quanto indicato, nel pittore scaligero di nascita ma vicentino d’adozione, tutto quello che si determina nel rapporto luce/cromie lo appassiona fortemente per un’interpretazione realmente connessa ai giorni d’oggi. La forma del colore, vera tradizione artistica veneziana fin dal Rinascimento, lo porta a correlare codici visivi che, sapientemente miscelati, costruiscono un sistema di comunicazione interdisciplinare.

Dai primi lavori denominati “Trac- ce” e “Materici”, in cui l’istinto espressivo sposa la gestualità alla geometria, creando fluttuazioni di colori e di materia nella dinamica percettiva, Marchesini comincia a dare sempre maggiore spazio a universi simbolici e figurativi che si permeano in una matrice pop. L’artista dunque sviluppa un biografico vocabolario correlato da immagini che, dal suo io, si connette al mondo circostante.
I successivi cicli “Affabulando”, “Satyricon” e “Action” non sono altro che universi della mente che tra luce, cromaticità e sentimento delineano labirinti e collegamenti visuali dalle interpretazioni senza fine, evidenziando la passione per Joan Mirò sempre tradotta con personalità e un richiamo a Concetto Pozzati per quelle figure pop poste in un contesto narrativo, ma in forme più stilizzate.

Andrea Marchesini nella sua produzione artistica crea ulteriore vivacità grazie a un fluo ottenuto dall’unione di smalto, olio e acrilici per una maggiore percezione di profondità. Inoltre una rarefazione figurativa, spesso delimitata in alcune aree dell’opera, esprime linguaggi urbani semplici nella definizione rappresentativa, utili a codificare diversi piani narrativi dimensionali.
In sintesi, spontaneamente, idea forze espressive che attraverso l’energia del colore permettono a ogni singola storia di vibrare.