Oggi, in un momento di fervida rivisitazione dell’arte astratta del Novecento, giunge particolarmente opportuna la rilettura dell’opera di Atanasio Soldati, protagonista della pittura italiana della prima metà del “secolo breve”.

Di lui l’architetto Alberto Sartoris, egli stesso pittore legato al gruppo de Il Milione, scrisse negli anni Trenta: “Soldati, temprato come l’acciaio”.

Certo la vita dell’artista parmigiano non fu facile e le peregrinazioni esistenziali dall’infanzia fino all’arruolamento come volontario durante la Prima Guerra Mondiale – e professionali – dal diploma di Licenza in Architettura nel ’21, presso il Regio Istituto di Belle Arti di Parma, fino ai più volte interrotti incarichi di docenza tra Milano e Venezia – incisero profondamente sulla sua sensibilità.

ANASTASIO SOLDATI, ARCHITECTURE, 1949 OIL ON PANEL CM. 28,5 X 52,2

Un’epoca complessa quella che il giovane Soldati si trovò a esplorare, quando nei primi anni Venti iniziò a muovere i primi passi sulla scena dell’arte, suggestionato dagli echi della Metafisica come anche dall’esempio di sintetismo formale che Cézanne offriva. Il suo essere architetto lo sospinse precocemente verso una lettura geometrica dello spazio e degli elementi che lo abitano, ma negli anni Venti le sue composizioni si attenevano ancora a schemi figurativi.

Nei primi anni Trenta la frequentazione a Milano dell’ambiente culturale astrattista, che gravitava intorno alla galleria de Il Milione, accelerò il suo processo di maturazione. Nello spazio milanese già nel ’33, non a caso, presentava una sua personale curata da Carlo Belli,
fine critico e teorico dell’Astrattismo italiano, che scriveva in catalogo:

“Alcuni elementi comuni al moderno linguaggio pittorico – la ringhiera, il pavimento, la casa, ecc., e il repertorio si andrà infoltendo nel tempo – non devono trarre in errore: essi sono come le lettere del nuovo alfabeto. Considerati pittoricamente, perdono perfino il loro
significato rappresentativo”.

I contatti con il gruppo dei Comaschi – Manlio Rho, Mario Radice, Carla Badiali, Aldo Galli – e altri intellettuali o artisti Oreste Bogliardi, Virginio Ghiringhelli, Mauro Reggiani, Osvaldo Licini, Fausto Melotti, Lucio Fontana – si strinsero, spingendolo a toccare direttamente aree di speculazione teorica sviluppatesi all’estero intorno a “Cercle et Carré” e “Abstraction Création”.

Muovendo da Mondrian, Soldati approda alla lezione di Paul Klee, che lui stesso nel 1936 definì “mirabile esploratore del sublime”.

La formazione di architetto di Soldati sicuramente incise in modo determinante anche sulle scansioni di massa e colore della superficie pittorica, con una tensione dinamica che, tra riferimenti organico-figurativi e altri totalmente geometrico-astratti, induce al confronto
della tela con il palcoscenico teatrale, i cui protagonisti siano emozioni liberamente tradotte in forma più che personaggi riconducibili a una narrazione.

ANASTASIO SOLDATI, UNTITLED, 1952 OIL ON CANVAS CM. 36 X 40

Scriveva di suo pugno in una nota: “Ho l’ambizione di vedere nella pittura valori universali ed eterni”. E più avanti: “… la mia pittura è basata anche sul numero – sulla divisione degli spazi – Sezione Aurea”.

Combattuto dunque tra libertà creativa e ragione, il maestro-architetto, ormai “milanese” a pieno titolo (fino al 1948 fu docente di Scenografia all’Accademia di Brera), era divenuto nel ’47 uno dei fondatori del MAC – Movimento Arte Concreta, insieme a Gillo Dorfles, Gianni, Monet e Bruno Munari.

ANASTASIO SOLDATI, SELF-PORTRAIT, 1930-31 OIL ON PANEL CM. 36 X 46

Gli orizzonti internazionali gli si dischiudevano, grazie anche alle partecipazioni alle Biennali
di Venezia (dal 1948 al 1952). Il suo raggio d’azione era ormai consolidato e frequenti furono anche le sue incursioni nei primi anni Cinquanta nell’ambito delle arti applicate all’architettura (i
mosaici al QT8 di Milano) e alla moda (i tessuti disegnati per la Manifattura Bossi di Mortara).

Fino al ’53, anno della morte. Di lì a poco Dorfles avrebbe parlato riguardo a Soldati di “raggiunto equilibrio… tra gli elementi della fantasia e quelli della composizione”: una misura pervicacemente ricercata e alla fine pienamente conquistata.

IL CATALOGO GENERALE

Era atteso da anni, e oggi è finalmente giunto in libreria, il Catalogo Generale dei Dipinti di Atanasio Soldati, pubblicato per i tipi di Bora Arte Editore, in collaborazione con l’Archivio
Atanasio Soldati di Bologna. Curato da Luigi Cavadini, storico dell’Astrattismo italiano, rappresenta il felice epilogo di un’impresa partita nel 1983 per volontà della vedova dell’artista, Maria Cantoni, che affidò il compito della ricerca dei documenti e delle opere, e della loro organizzazione sistematica, ad Augusto Garau, allievo e collaboratore del maestro.

Da allora a oggi molte fasi del lavoro di catalogazione si sono susseguite, vedendo nel 2013 anche la costituzione dell’Archivio stesso.