Scriveva Van Gogh, in una lettera al fratello Theo: “Tu non sai quanto sia paralizzante fissare una tela vuota che dice al pittore: tu non puoi fare nulla”.

E negli stessi anni il poeta Stephane Mallarmè, in una poesia molto nota, inseriva queste due righe: “O notti! Né il chiarore deserto del mio lume. Sulla pagina vuota che il candore difende”. Questo per dire, che la difficoltà nell’affrontare un gesto creativo non è poca, ma anzi, è in grado di bloccare il più talentuoso degli artisti.

Di questo timore e dell’impasse che per molto tempo ha albergato nella sua anima, mi ha parlato

Alessandra Mussolini, personaggio pubblico che tutti conosciamo come donna forte e schietta.

Oggi è parlamentare europeo con una lunga carriera politica che le ha consentito di esprimere l’esigenza interiore di mettersi al servizio del sociale: è membro titolare della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni e altro ancora.

Tuttavia, una sorta di lotta contro l’angoscia della pagina bianca e di una tela che resta vuota, ha continuato a farsi viva nei suoi pensieri. Mi ha parlato di una necessità innata, ma che credo più similmente si trattasse dell’esigenza d’espressione di un Io d’artista, tanto evidente d’apparire inciso nel proprio Dna. Il padre era un apprezzato pittore oltre che jazzista affermato e la zia di Alessandra è Sophia Loren, senza dubbio l’attrice italiana più nota al mondo.

Alessandra Mussolini, Onde , 2015 cm 150 x 100 private collection

Un’eredità pesante la sua, ma anche uno stimolo naturale verso l’arte e la creatività, mai sopito, neppure dopo una laurea in medicina e chirurgia con tanto di lode. Poi, un bel giorno di qualche anno fa, in un negozio di colori, ad Alessandra torna alla mente l’odore di trementina che respirava da piccola nella veranda che il padre aveva adibito a studio nella residenza di famiglia di Villa Carpena a Predappio. Da quell’istante nascono i paesaggi di Alessandra Mussolini.

E sono forse le colline dell’Appenino tosco-romagnolo, il riferimento continuo e inconscio che Alessandra ha tramutato in luogo onirico che la fa sentire a proprio agio, nel quale riacquistare nuove energie e vitalità espressiva. Visioni del passato, filtrato e reinventato a tal punto, da perdere ogni referenza visiva, per diventare luogo della mente.

Un’immersione totale nella propria storia che sa d‘identificazione e di batticuore, con il quale cogliere, con rapidi colpi di spatola imbibiti di passione ardente, la realtà grondante di vita e forza materica. Le sue sono stratificazioni, tessiture tra le cui pieghe s’incarna la luce di quella veranda, lontana nel tempo ma non nel ricordo.

Alessandra Mussolini, Futuro , 2018 cm 100 x 100

Paesaggi mentali, forse. Ma somigliano più ad autoritratti, poiché la figura che rimane nascosta, intricata al punto da palesarsi o dissolversi per poi destrutturarsi dalla sua forma primigenia, infine altro non è che la proiezione del Io dell’artista.

Ed è la grazia della pittura. Un costante materiarsi di brividi, sembra ricostruire tutta l’intensità della sua storia nelle tante stagioni, come mutuo appoggio per resistere ai fantasmi della caducità della vita, incarnando il senso più alto e ultimo dell’arte.