Anna Reber lungo un iter contemporaneo ripercorre l’indicazione dell’impressionista francese Claude Monet in cui seguiva “la natura senza poterla afferrare” per la sua versatilità. Infatti nella mutevolezza è come un “fiume che scende, risale, un giorno verde, poi giallo, oggi pomeriggio asciutto e domani sarà un torrente”.

Anna Reber

Un accostamento non banale in quanto l’artista di Berna cerca di fissare, in diversi medium utilizzati, la natura. Reber propone mentalmente, attraverso una tecnica divisa tra informale e astratto, mondi organici che in una visione onirica rimandano al macro e micro cosmo. Costellazioni dello spazio ma anche visioni satellitari la portano a individuare scomposizioni formali grazie a puntuali accostamenti cromatici.

Attraverso quest’approccio, immagini rielaborate intellettualmente si ricompongono in una nuova veste attraverso l’utilizzo di nuance cromatiche in agglomerati ambientali visibili nella conformazione del pianeta terra. Infatti, i titoli che Anna Reber fornisce ai propri lavori esplicano maggiormente il legame tra la pittura e ciò che è vivente. Piante carnivore, pesci rossi, meduse, porzioni di paesaggio si dipanano in delicati accumuli pieni di tonalità utili a rendere una maggiore idea visiva a quanto dipinto.

Anna Reber, Cape Town

Mondi marini e terresti, grazie alla pittura dell’artista svizzera, si generano attraverso una contemplazione mentale che rappresenta una “ricerca del tempo”, come scrisse l’artista tedesca Janaina Tschape.

Nelle opere della Reber coesiste anche la tecnica della figurazione che compare esplicitamente in soggetti dedicati allo sport natatorio: in una piscina donne e uomini vengono idealmente bloccati mentre nuotano in posizioni tipiche alla disciplina praticata.

Sebbene il mondo delle figure sia sentito dall’artista, indubbiamente l’esplorazione naturale e paesaggistica le permette di ampliare i linguaggi legati allo spazio e al tempo, confermando il pensiero di George Byron in cui “c’è una gioia nei boschi inesplorati. C’è estasi sulla spiaggia solitaria. C’è vista dove nessuno arriva vicino al mare profondo e c’è musica nel suo boato. Io non amo l’uomo di meno, ma la natura di più.”