Dal 23 luglio 2021 al 22 marzo 2022, il Museo del Novecento di Milano, celebra i sessant’anni dalla morte di Mario Sironi, attraverso un percorso di 110 opere rappresentative della sua evoluzione stilistica e artistica. Questa grande retrospettiva è a cura di Elena Pontiggia e della direttrice Anna Maria Montaldo.

Il seguente articolo non vuole fungere da descrizione della mostra ma riflettere brevemente su uno dei capolavori esposti: la Venere dei Porti. Solitamente visibile nella quinta sala di Casa Boschi di Stefano, trova al Museo del Novecento ulteriore respiro.  Realizzata nell’aprile del 1919 con tecnica mista, tempera e collage su tela, fa parte della breve stagione metafisica sironiana. La monumentale Venere rappresenta una figura femminile abbigliata secondo la moda dell’epoca e richiama un manichino da sartoria.

I corpi-manichino sironiani, sono dolorose rappresentazioni dell’uomo del suo presente, solo e schiacciato da un fato incomprensibile e avverso. La Venere attende immobile, con le braccia incrociate dietro la schiena, fredda come una statua marmorea. La figura farebbe riferimento alla donna che il marinaio trova in ogni porto, forse una prostituta. Ciò troverebbe conferma nella scelta dei ritagli di giornale utilizzati per realizzare il busto della donna.

Sul seno si legge la scritta castigliana “productos alimenticios”, a richiamare l’idea di un corpo “da mangiare”. Sullo sfondo, il fumo che fuoriesce dalla ciminiera della nave è formato da parole, forse metafora di tutte quelle promesse infrante tra uomini e donne.