Uomini che odiano le donne svestiteda direttore Ferruccio Gard
È il titolo (senza lo “svestite”) del best seller di Stieg Larsson (famoso poi anche il film). Me ne sono ricordato per quanto sta succedendo in Russia dove, udite udite, il nudo femminile fa scandalo, se non addirittura paura. Nel resto del mondo il nudo femminile è stato sdoganato dalla notte dei tempi. La vicenda è talmente incredibile da indurmi a non fare commenti, a limitarmi soltanto ai fatti. In Russia è incominciato il processo contro Yulia Tsvetkova, artista di 27 anni, accusata di diffusione via online di materiale pornografico. Lo scorso anno ha trascorso alcuni mesi ai domiciliari. Come ha scritto il settimanale inglese The Economist, nella sua città natale Komsomolskon- Amur, nella Russia orientale, aveva fondato un circolo che ospitava eventi femministi e LGBT (acronimo italiano di: Lesbica, Gay, Bisessuale e Transgender), con l’obiettivo di «voler sfatare i tabù che circondano il corpo e la sessualità delle donne”. I suoi disegni, sequestrati dalla polizia, sono da educande. Tipo “Le donne vere hanno il grasso – ed è normale”(potete vedere la foto). La vicenda ha provocato manifestazioni di solidarietà e di protesta in tutta la Russia e rischia di diventare un boomerang per gli uomini, ma anche per le donne che…odiano le donne libere. L’arresto della Tsvetkova è partito dalla denuncia di un attivista «per la famiglia tradizionale». Amnesty International ha definito il caso un’"assurdità kafkiana" e ha esortato le autorità russe a ritirare le accuse. Yulia Tswetkova rischia sei anni di carcere. Ed è pessimista. A salvarla, si pensa, potrebbe essere soltanto un intervento di Vladimir Putin. Basterebbe fargli visitare la Galleria degli Uffizi, a Firenze. E immediatamente farebbe firmare l’assoluzione, ne siamo certi. E con una speranza: che i quadri di Raffaello, Tiziano, Leonardo e Caravaggio lo inducano a far condannare i magistrati a visitare i musei di tutto il mondo per il resto della loro vita. Incominciando dagli affreschi di Pompei. Un… ergastolo d’arte, insomma. Quando ci vuole, ci vuole….recita un saggio detto popolare. Lieto fine, quindi? Lo speriamo tutti (o quasi, purtroppo).