Nel gioco del rovesciamento dialettico tra il realismo e l’astrazione, tra l’esasperazione giocosa e l’analisi sociale, tra la carta stampata e la digitalizzazione, Paul Rousso reinventa il pop affidandosi ai simboli della società del consumo.
L’ artista americano, nativo del North Carolina, esplora le potenzialità e i rischi della comunità ipertecnologica aspirando, nell’evoluzione estetica, alla ricerca di “ciò che viene dopo”.

Adottando accorgimenti e simbologie con cui già operarono Roy Lichtenstein e Claes Oldenburg, Rousso, da un lato, restituisce allo spettatore lo straniamento prospettico nel rapporto con l’opera in un continuo avvicendamento e, dall’altro lato, offre una critica a una società spaesata e schiava dei fenomeni di massa. Rousso compie, poi, un ulteriore passo nell’analisi di un mondo digitalizzato dove la carta perde, gradualmente, il ruolo di veicolo culturale.
Le sue icone sono carte di caramelle, gomme o di altri prodotti dell’industria dolciaria, e ancora giornali e soprattutto banconote che appaiono spiegazzate, stracciate, incollate e ricomposte.. “Dopo centinaia di anni di stampa su carta – afferma l’artista – presto la rivoluzione informatica stravolgerà qualsiasi documento, dalle riviste ai libri, dai documenti agli atti.
In questa proiezione, forse le banconote saranno l’ultimo “ausilio” stampato su carta”. I soggetti sono riprodotti su grandi lastre in plexiglass che, successivamente, vengono deformate con il calore: le gigantesche riproduzioni fuggono dalla bidimensionalità della carta stampata per acquisire un nuovo volume e una nuova visione prospettica.

Nella sua lunga carriera Paul Rousso ha lavorato come art director e illustratore freelance per Revlon, Clairol, Condé Nast, and Bloomingdale. Inoltre ha realizzato un progetto con Time Warner Cable Arena di Charlotte, e come parte di un team di interior design per la casa di Robert De Niro. Il suo lavoro è stato esposto nelle gallerie di Atlanta, Charlotte, Los Angeles, New Orleans e Miami.