Francesco Salvi è un personaggio eclettico che tuttora unisce musica, teatro, cinema, cabaret assieme alla passione di sempre per la musa dell’arte.

Quest’ultima è sempre stata presente in lui fin dagli esordi, anche attraverso la tecnica dell’incisione, per arriva- re alla realizzazione di tele dalle grandi dimensioni. Un iter, ancora in evoluzione, che grazie all’associazione di mondi sinergici paralleli lo porta a esplorare ambiti quotidiani caratterizzanti il nostro agire. Una tecnica dalla matrice espressionista, eseguita con colori vivi, permette di porre all’attenzione momenti di vita contemporanea  attraverso cliché che il maestro esplora lungo una rappresentazione figurativa.

Francesco Salvi

In questo mondo puramente Salviano, da un lato scenari e agglomerati urbani si uniscono ad aree industriali, dall’altro personaggi antichi rivivono in turbinii rinascimentali tra cavalieri e demoni. Proprio i diavoli, costantemente presenti in molti dei suoi lavori, sono intesi come “tentatori” atti a distrarre l’uomo, al fine di non far vedere l’esatta realtà: una figura ispirata più a Mãra del Buddismo, rispetto a un’interpretazione cristiana. Lungi dall’omologazione questi diavoli sono diversi tra loro perché in ognuno di noi c’è un “diavolo in me” come dal titolo della canzone cantata da Zucchero nel 1989.

Francesco Salvi testimonia e reinterpreta ambienti urbani e industriali dalle forme e geometrie ammiccanti a possibili visioni alla Frizt Lang (Metropolis), assediandole quasi costantemente da auto e creature diaboliche, al fine di rappresentare una società ambigua, frenetica, dalle svariate interpretazioni, dai mille volti e dalle infinite insidie.

In sintesi il maestro, grazie all’ironia, dipinge lavori mai banali creando continui spunti dalla profonda riflessione per disamine senza fine.